venerdì 5 aprile 2013

About: Cassa Depositi e Prestiti

Ogni tanto, quando si parla di grosse somme di denaro pubblico oppure riguardo al tema investimenti pubblici, spunta fuori il nome della CDP senza che nessuno abbia ben chiaro cosa faccia e a che serva di preciso.
Visto che si tratta di un pilastro importante che movimenta parecchi soldi, è meglio capirci qualcosa in più.

Storia
Nasce nel 1850 con la funzione di ricevere depositi quale luogo di fede pubblica (una specie di cassetta di sicurezza pubblica);
Dal 1857 inizia la sua attività di prestiti agli Enti locali (d'ora in poi EL);
Nel 1875 nascono i Libretti di risparmio postale, che servono a finanziare gli investimenti in opere pubbliche e la gestione dei debiti pregressi degli EL (sempre attraverso CDP);
Nel 1924 vengono emessi i primi Buoni Fruttiferi Postali (d'ora in poi BFP), sempre con la finalità di raccolta pubblica;
Nel 1983 viene riformata: diventa un' amministrazione dello Stato con propria personalità giuridica e di autonomia ordinamentale, organizzativa e di bilancio (in sostanza è un po' più autonoma);
Nel 2003 viene trasformata in Spa (per motivi correlati con la trasparenza e il tema dei conti pubblici);
Dal 2009 l'operatività è estesa anche a progetti di interesse pubblico, di sostegno all'export, social housing (prima casa a chi ha bisogno), supporto PMI;
Nel 2011 viene ulteriormente ampliato l'orizzonte di azione, con la nascita del Fondo Strategico Italiano che può assumere partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale in termini di strategicità del settore, di livelli occupazionali e di entità del fatturato.

In sostanza si tratta di una Spa (quindi come se fosse una qualunque azienda privata) di proprietà pubblica, controllata al 70% dal Ministero del Tesoro e al 30% da 63 fondazioni bancarie

Finanziamenti
La CDP riceve la fonte principale di sostegno dalla gestione del Risparmio postale (tramite strumenti quali i BFP e i Libretti di risparmio), che nel 2012 ha portato in cassa 233,6 mld più altri 16,4 di altri tipi, di cui 8 mld (quota massima di emissioni) derivanti dal programma EMTN, che consiste in obbligazioni emesse per raccogliere denaro da destinare al finanziamento di investimenti infrastrutturali di soggetti privati operanti nel settore dei servizi pubblici.

Impieghi
Nel 2012 sono stati mobilitate risorse per 22,2 mld, prevalentemente a favore di imprese nell'ambito del sostegno all'economia (6,3 mld), concessione di finanziamenti agli Enti pubblici (3,3 mld) e finanziamenti a progetti PPP (partenariato pubblico-privato) nel campo delle infrastrutture (2,7 mld).

Partecipazioni
Il perimetro di controllo e collegamento della CDP è molto ampio, si va da società quotate e conosciute (come Eni) fino a fondi di investimento di vario tipo.
La maggior parte delle partecipazioni elencate rientra o nella logica della rilevanza (per cui l'intervento totale o parziale del pubblico serve ad evitare possibili acquisizioni estere nel caso di imprese rilevanti in termini economici-strategici) oppure rientrano all'interno dell'applicazione effettiva dei compiti assegnati (art.5 c7) alla CDP (per esempio attraverso i vari fondi di investimenti e alcune aziende).

Attualità
La CDP rientrerebbe nell'ambito delle Amministrazioni Pubbliche (d'ora in poi AAPP), però quando nel 2003 sono entrate (o si sono "fatte" entrare) nel capitale le fondazioni, questo ha permesso all'Ente di fuoriuscire dal perimetro pubblico (così i debiti della CDP non vengono considerati ai fini del calcolo del deficit e debito pubblico), risultando così meno oneroso per lo Stato continuare a sostenere l'attività della CDP nonostante i rigidi vincoli europei.
Il fatto è che è stato avviato un processo volto a ridurre la partecipazione e i diritti attribuiti inizialmente alle fondazioni, così che da quest'anno esse posseggano al massimo il 20% del capitale e quote "normali" di partecipazioni (a differenza delle precedenti che attribuivano diritti speciali).
In tale contesto, la rabbia delle fondazioni deriva più che altro dal fatto che questo "scambio" determina un onere notevole a carico delle fondazioni (sia che accettino sia che recedano), per cui in periodi come questo dove le risorse a disposizione delle fondazioni (e delle banche) sono limitate, questo ha destato molte critiche.
Bisogna però ricordare che le fondazioni sono state ben remunerate per il fatto di essersi scomodate a sostenere questa iniziativa pubblico-privata, infatti lo Statuto attribuiva alle azioni privilegiate che loro possedevano un rendimento del 3% al netto dell'inflazione (in caso di risultato positivo, ovviamente), e in caso di risultato negativo se non fossero state adeguatamente remunerate se ne sarebbe tenuto conto nei cinque esercizi successivi (mentre col nuovo Statuto questo non è più previsto). 
Un trattamento indubbiamente vantaggioso.

Questa è la situazione al 11/03/2013





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